giugno 2019

L'estate è beer garden!

Il trend dell’estate direttamente da San Francisco e New York: birra light e artigianale in spazi all’aperto dall’arredamento easy.

Siamo entrati a pieno titolo nell’estate 2019 e prendiamo subito nota di un fenomeno stagionale in grande crescita a livello mondiale: stiamo parlando dei beer garden.

Per chi ha da poco visitato Londra, si è aggirato negli ultimi mesi a Milano, o ha fatto una vacanza negli States, è stato impossibile non incontrarli.

La tendenza, infatti, arriva proprio dal Nord America, nello specifico dalla Bay Area di San Francisco dove il birrificio Anchor Brewing, noto agli estimatori della birra come produttore della steam beer, ha dato il via al trend delle birrerie all’aperto, già nel 2015.

Espansione nordamericana

L’enorme successo è stato decretato dall’immediato fiorire di nuovi spazi all’aperto per il consumo della birra artigianale tra Berkeley e Oakland. Ma il fenomeno è dilagato fino a raggiungere, nel giro di poco tempo, il centro degli States e poi direttamente il cuore pulsante delle tendenze in fatto di food & beverage: stiamo parlando ovviamente di New York.

Il beer garden europeo

In Europa e in Italia il beer garden sta comparendo ovunque, dalle piccole alle grandi città, ricalcando, ma allo stesso tempo modernizzando, le prime origini tedesche del Bier Garten, che sottostava a due grandi regole: birra lager in boccale e cibo assolutamente bavarese.

L’evoluzione contemporanea del beer garden

E invece ora nel beer garden contemporaneo si abbassano i toni che diventano un po’ radical chic, con birre light, assolutamente artigianali, servite in calici, come i migliori vini.

Non esiste una cucina con un menu definito che sarebbe disarmonica con il contesto che ricalca la scioltezza di un party tra amici in giardino, ma si affollano attorno a questi giardini dei furgoncini di street food, dove a farla da padrone è il piatto tipico di una qualche nazionalità, a patto che sia espresso e fatto con prodotti bio.

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Arredamenti easy, atmosfere cozy

La fortuna dei beer garden è stata deputata alla facilità di realizzazione degli spazi, che nascono sfruttando anfratti cittadini, soprattutto nel caso delle grandi metropoli. Bastano infatti una manciata di ghiaia, qualche tavolino e alcune file di luci pronte ad accendersi all’imbrunire, per creare quel clima che gli anglosassoni definiscono cozy, che è una sorta di intimo star bene.

Parola alla birra

Ma veniamo alla padrona di casa, alla birra. Perché è lei la protagonista e non si può sbagliare. Deve essere presente in più varietà, spinata in vari modi ricalcando le tendenze di gusto che si sono decisamente capovolte nel giro di qualche anno.

Ecco, infatti, la novità vera e propria. La birra deve essere assolutamente artigianale.
Ma non solo: il grande must dell’estate è la birra light. Snobbata fino a qualche anno fa dagli intenditori, sta avendo invece un grandissimo successo sull’onda del salutismo e proprio nella patria della birra, la Germania, che l’ha decretata prodotto dell’anno, contandone tra i suoi prodotti ben 400 varietà.

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Le parole della birra

Veniamo alle parole che ne definiscono le tipologie, i metodi produttivi e i sapori. Si tratta di finezze che è bene conoscere se si entra in un beer garden.

Pilsner: birra dal gusto più “pulito”, è di colore chiaro ed è la più conosciuta tra le birre alla spina. Molto luppolata, a volte speziata. È la birra rinfrescante per eccellenza, poco frizzante e con gradazione alcolica del 5% circa.

Golden Ale: una birra chiara ad alta fermentazione, questa volta dai profumi intensi con rimandi fruttati e floreali. Poco amara e più fruttata, dall’alcolicità contenuta.

Weisse-Weizen: è la birra di frumento, conosciuta per il suo “sapore di banana”. Color oro e opaco, aroma pulito e fresco con sentori oltre che di banana anche di chiodi di garofano e agrumi.

APA (American Pale Ale): chiara, fresca, moderatamente amara. È il corrispondente americano della Pale Ale inglese, prodotto con ingredienti made in USA. Si sente il malto e il luppolo, anche grazie al dry hopping, e gli agrumi.

IPA (Indian Pale Ale): un bouquet di luppoli che danno un amaro vigoroso, a volte bilanciato dal fruttato. Un gusto molto richiesto, e molto sperimentato dai birrai che uniscono alla base spunti di altri sapori. Da questa nascono le Imperial IPA, le Black IPA, le Triple IPA.

Blanche-Witebier: è composta da grano, orzo e avena. Una birra particolarmente chiara, opalescente, spesso aromatizzata al miele, con coriandolo. Sapori di agrumi e spezie.

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Esportare, oltre che il prodotto, anche il gusto

La lista potrebbe estendersi pressoché all’infinito, essendo oggi aumentato il fermento intorno ai birrifici locali e all’industria della birra. Oggi tutti sperimentano nuovi ingredienti e nuovi sapori. E tutti vogliono esportare essendo il mercato globale in deciso incremento.

La sfida è interessante. Farsi strada è possibile se si sceglie un partner professionalmente preparato come Studio 23 che è in grado di entrare in un mercato complesso come quello del food & beverage con testi accattivanti, descrivendo i prodotti e solleticando i palati di altri paesi.

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