Avocado toast. Recita così il titolo del nuovo singolo per l’estate 2019 della cantante italiana Annalisa che, oltre ad anticipare il suo prossimo album, ci dice qualcosa anche su una tendenza che si sta affacciando con più frequenza sulle tavole degli italiani.
Se è vero infatti che la Dieta Mediterranea, riconosciuta patrimonio immateriale dell’umanità dall’Unesco nel 2010, rimane un punto fermo per gli italiani, è anche vero che è sempre più accesa l’attenzione del belpaése alle novità culinarie che la società mondiale, globalizzata e interconnessa, offre.
Con nuovi ingredienti arrivano anche nuove parole, a volte dal sapore esotico, altre anglosassone, che in ogni caso fanno tendenza e il settore alimentare si adegua introducendo nel suo vocabolario termini come light o fusion, ma anche concetti, come salubrità e sostenibilità.
Si tratta di un mix di contaminazioni culturali ed esigenze salutistiche che, nelle esecuzioni di chef professionisti, diventa sempre più ardito e fantasioso, portando nuovi sapori e lingue differenti nei menu, nelle proposte dei ristoratori e nelle case d’Italia.
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Ma quali sono le principali tendenze food 2019?
Le tendenze e le parole del food 2019
In generale si conferma la richiesta di cibi naturali, cioè provenienti da una filiera produttiva che ne garantisca salubrità e proprietà nutritive.
Interessante è anche la richiesta della versione fusion, ovvero della contaminazione virtuosa tra diverse culture culinarie.
Altro termine che oggi designa un modo di pensare al cibo è modernità, intesa come l’attualizzazione della Dieta Mediterranea, che non passa mai di moda, alla quale si aggiunge una vera e propria filosofia produttiva, sostenuta da quegli italiani che non rinunciano alla tradizione, volta a recuperare i sapori antichi. Scelta che è diventata per alcuni un vero e proprio must!
La tendenza è quindi quella di portare sulle tavole italiane ingredienti stranieri, ma anche riscoprire sapori dimenticati della nostra tradizione, da consumare ed esportare. Vediamo qualche esempio.
Culture internazionali sulla tavola italiana
Oltre al già citato avocado toast, gli italiani cominciano a mettere in pentola la pasta di grano kamut, apprezzandone la maggior digeribilità, la ricchezza di sali minerali e la predisposizione ad essere servita fredda.
Anche la quinoa ha conquistato un certo grado di apprezzamento. Originaria delle Ande, è una fonte di carboidrati di ottima qualità, è ricca di fibre e ha ricadute positive sul metabolismo.
Alla scoperta dei sapori perduti
Per quanto riguarda il recupero di alcuni prodotti di nicchia, tipicamente italiani, si possono ricordare il prugnolo, la ciliegia corniola e la salicornia, chiamata anche asparago di mare, abbinata spesso ai crostacei. Alimenti che stanno seguendo la strada tracciata già da tempo dalla mela annurca, piccolo miracolo di archeologia gastronomica, che sta aprendo nuove strade per i palati più raffinati.
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Parola d’ordine: salutismo
Se la nuova tendenza dominante, che ne include a caduta molte altre, sembra essere il il salutismo, volendo redigere un menu contemporaneo non si dovranno dimenticare le pietanze vegetariane e vegane; i cibi probiotici, cioè preparazioni fermentate contenenti micro-organismi vivi come il kimchi coreano (peperoncino, scalogno, aglio e zenzero), il miso (derivato dai semi di soia gialla), il kefir (latte fermentato); i super-food, alleati della salute: amaranto, semi di lino, mirtillo, acai, chia, cacao, peperoncino, cavolo riccio, avocado, curcuma, matcha, spirulina e pressoché tutte le alghe commestibili; infine anche il kasha russo, un sostituto del grano che non è un cereale, ma un frutto i cui semi sono utilizzati in modo simile al riso o alla quinoa.
Ma il vero trend del 2019 è il cibo hawaiano e quello dell’Africa Occidentale con le cucine di Senegal, Ghana, Nigeria e Mali.
D’obbligo tenere d’occhio i farm restaurant, con l’orto annesso, e i temporary restaurant.
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Questa complessità di concetti e di sapori parte dall’Italia e va nel mondo, e allo stesso modo approda nel nostro Paese attraverso termini che non fanno ancora parte del nostro vocabolario.
Per questo tradurre in modo professionale la terminologia dei prodotti dell’industria alimentare sta diventano un bisogno concreto per molte aziende e per molte realtà che oggi vogliono esportare il proprio Made in Italy definendone e descrivendone le proprietà.
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